La Fiat 8V, anche nota come “Ottovù”, è una berlinetta sportiva prodotta dalla casa torinese, in pochi esemplari, dal 1952 al 1954.
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Nel 1947, il presidente della Fiat Vittorio Valletta convocò Dante Giacosa per incaricarlo di realizzare un’automobile adatta al mercato statunitense; un’iniziativa commerciale-politica concordata con il Presidente del Consiglio De Gasperi, quale simbolico ringraziamento per il promesso Piano Marshall. Ipotizzando una berlina con motore di sei cilindri a V, Valletta specificò che la nuova vettura doveva “piacere agli americani”.
La risposta di Giacosa – “Forse dovremmo costruirla in America” – nacque dalla consapevolezza di doversi impegnare nella costruzione di una vettura con caratteristiche tecnologiche diverse da quelle europee, quando le strutture produttive, gravemente colpite dai bombardamenti della seconda guerra mondiale, a malapena riuscivano a sfornare limitate serie di modelli progettati vent’anni prima.
Per cercare di ridurre lo sforzo tecnologico, propose quindi di aumentare il numero dei cilindri a otto, in modo da evitare le ben note difficoltà di equilibratura di un motore a sei cilindri. Inoltre, un tale frazionamento avrebbe consentito di riutilizzare o sperimentare componenti dei modelli di grande produzione. Nacquero così il motore Tipo 104 e il telaio a traliccio tipo 106 che avranno però breve durata: il prototipo realizzato dalla Pininfarina non piacque e, scemata la “necessità politica”, il progetto della berlina verrà abbandonato, dirottando le esperienze tecniche acquisite in favore della più razionale “1400” e lasciando “orfano” il motore “8V” ormai ultimato.
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Nel 1950, la direzione commerciale della Fiat decise di produrre una berlinetta allo scopo di rilanciare l’immagine sportiva del marchio e nonostante Giacosa considerasse inopportuno distrarre le poche forze tecniche, già impegnate su progetti di vetture per la grande serie, al fine di realizzare un modello del quale era facile prevedere la modesta produzione di esemplari, anche in caso di successo.
La soluzione adottata fu quella di affidare la realizzazione del prototipo alla SIATA e di rispolverare il motore “8V” modificandone l’albero a camme. Per ottenere le sospensioni a quattro ruote indipendenti vennero montate quelle della 1100 anche al retrotreno, riutilizzando un precedente studio per un modello fuoristrada.
La carrozzeria venne disegnata dall’ingegnere Luigi Fabio Rapi, già autore della Isotta Fraschini 8C Monterosa, e la vettura venne presentata al Salone dell’Automobile di Parigi del 1952 e, per non intralciare la produzione di serie, venne costruita nella Sezione Carrozzerie Speciali della Fiat. Come previsto da Giacosa, la vettura ebbe scarso successo, anche per l’elevato costo che, alla ristretta clientela abbiente, faceva preferire vetture ben più blasonate. Molti gruppi telaio-motore vennero venduti a svariati carrozzieri.
Nel 1954 venne realizzata una seconda serie, rinnovata nel telaio, con carrozzeria in vetroresina del peso di soli 48 kg e con il motore potenziato a 125 CV, ma dopo pochi mesi la direzione Fiat decise di interromperne definitivamente la produzione.
Crediti: @francolazzarato / @Wikipedia.